Lo scorso 15 giugno la parrocchia del Duomo e alcune persone del Centro Missionario Diocesano hanno avuto la gioia di incontrare suor Gabriella Pinna, missionaria delle Suore della Redenzione in Brasile.
Non è la prima volta che suor Gabriella fa visita alla comunità di Senigallia, poiché da circa 15 anni la Diocesi e in particolar modo la parrocchia del Duomo e delle Grazie hanno uno stretto legame con la comunità di Sao Luis e Fortaleza attraverso il progetto Coloriamo la Vita.
La sua testimonianza ha toccato vari aspetti della realtà brasiliana in cui vive da oltre 25 anni e, come successo nelle altre occasioni, suor Gabriella ci ha portato un’ondata di energia che solo chi vive in prima persona l’esperienza della missione può trasmettere. Ovviamente ci ha informato sull’andamento positivo del progetto, evidenziando soprattutto come i ragazzi beneficiari delle prime azioni sono ora degli adulti che oltre ad essersi laureati e ad avere un lavoro dignitoso, nel proprio tempo libero si mettono volontariamente a disposizione dei bambini e adolescenti della favela per organizzare corsi di musica, doposcuola, teatro e danza, proprio come segno di gratitudine per ciò che a loro volta hanno ricevuto.
Oltre a questi aggiornamenti, suor Gabriella ci ha riferito degli effetti negativi della politica del nuovo presidente brasiliano Bolsonaro, che ha penalizzato i più poveri, indebolendo o addirittura cancellando quei basilari diritti civili conquistati con lotte e difficoltà dal popolo delle favele. Il fatto poi di aver facilitato l’acquisto delle armi ha portato ad un aumento della violenza, che si è tramutato in un notevole numero di vittime, oltre 65.000 all’anno per accoltellamenti o sparatorie: è il livello più alto di persone uccise mai raggiunto nel Paese.
In questo difficile e pericoloso contesto sociale il lavoro delle Suore della Redenzione si fa sempre più intenso e prezioso, con l’accompagnamento delle donne in situazione di fragilità, costrette a prostituirsi per mantenere i loro figli, con le attività per bambini e adolescenti in alternativa alla pericolosa vita di strada, con la visita nelle carceri di Sao Luis e Fortaleza e con la loro presenza nelle comunità cattoliche di base.
Nel suo racconto ci ha particolarmente colpito la situazione delle carceri brasiliane, considerate le più pericolose e sanguinose al mondo, con il problema del sovraffollamento che alimenta violenza, condizioni di vita insostenibili, mancanza di cibo, di igiene e strutture adeguate. In questo degradato contesto si registra una violazione grave e sistematica dei diritti umani, anche con torture e maltrattamenti ed in particolare nei confronti di minori, la cui presenza all’interno delle carceri aumenta in modo esponenziale. E i detenuti nelle carceri minorili sono considerati dall’opinione pubblica come criminali violenti e pericolosi, quando molto spesso sono loro stessi vittime di quella società che invece di offrire loro opportunità per una vita dignitosa li spinge al consumo e allo spaccio di droghe e ad entrare in bande criminali. In un contesto segnato dalla disperazione, la presenza delle suore rappresenta per i carcerati un segno di luce nel buio più cupo, una parola di speranza nello sconforto più assoluto, un abbraccio fraterno in un clima di violenza quotidiana, in altre parole un segno della presenza amorevole di Dio verso i più poveri ed emarginati.
Nel ringraziare la comunità di Senigallia per la costanza nell’aiuto economico ai loro progetti, e soprattutto per la vicinanza con la preghiera, l’affetto e l’amicizia, Suor Gabriella ci ha aperto mente e cuore su realtà che affliggono tanti nostri fratelli. Ma come sempre siamo noi a ringraziarla, a nome della diocesi di Senigallia, per essere espressione di una Chiesa che accoglie, che offre riparo, che dona speranza a quanti, feriti nel corpo e nell’anima, aspettano il tocco della tenerezza e della misericordia di Dio. Grazie a te Suor Gabriella e alle tue consorelle per essere espressione di Vita. Noi continueremo a sostenervi e a rimanere uniti nella preghiera.
Francesca Angeletti
Da “La Voce Misena” del 27 giugno 2019.