I primi giorni di Martina in Uganda
Martina Spadoni, di Passo Ripe e giovane membra del nostro CMD, condivide con noi i suoi primi giorni di missione in Uganda.
Cari amici,
vi scrivo da Gulu, una calda città del Nord Uganda, dove la vita sembra scorrere serena, sotto il cocente sole africano e il rumore dei boda bodas che circolano rapidi nelle strade della città, strade sempre affollate di persone, di vite e di volti che amano vivere la socialità fuori dalle proprie case, proprio nella strada che diventa luogo di incontro e di condivisione.
Sono approdata qui circa due settimane fa, o meglio, sono atterrata ad Entebbe e dopo un lungo viaggio in macchina, sono finalmente arrivata alla “Saint Monica School”.
La folle idea di trascorrere due mesi in questa scuola è nata dal desiderio di condurre una ricerca sulle ex bambine soldato, fenomeno che ha colpito in particolar modo il Nord Uganda nei suoi lunghi anni di guerra, terminata nel 2006, e che sarà oggetto della mia tesi di laurea.
È in questo scenario che, a partire dal 1987, ha preso vita il “Lord’s Resistance Army”, un gruppo ribelle di matrice cristiana, guidato da Joseph Kony, che ha lasciato dietro di sé la folle eredità di trentamila morti, centomila minori schiavizzati come baby soldato e oltre due milioni di profughi.
È in questo dramma che ha brillato l’azione di una piccola grande donna, Rosemary Nyirumbe, religiosa ugandese, inserita tra le 100 personalità più influenti nel mondo secondo “Time Magazine” nel 2014 e nominata eroe dell’anno da CNN nel 2007, che ha dedicato tutte le sue forze per sostenere le vittime delle violenze dell’Lra, in particolare le ragazze sequestrate, brutalizzate e fatte schiave sessuali dei miliziani, bambine innocenti e poi donne rese strumenti di morte nelle foreste dell’Africa. Queste ragazze hanno vissuto un dramma più grande della guerra, che è stato quello di un post guerra in cui si sono trovate di fronte ad una battaglia quotidiana con i propri sensi di colpa, in una società in cui nessuno sembrava essere disposto a prendersene cura, considerate ormai scarti da gettare via o potenziali assassine.
Questo desiderio è nato dall’incontro con suor Rosemary lo scorso Ottobre al festival della Missione a Brescia ed è stato sostenuto poi dalla mia università, ma sicuramente guidato, lasciatemelo dire, dal filo rosso della Provvidenza, che ha messo sul mio cammino tutto ciò di cui avevo bisogno per avverare questo piccolo grande sogno nel cassetto e che mi ha donato la fede e il coraggio necessari per buttarmi in questa nuova avventura.
Bene, oggi posso dirvi che, nonostante le difficoltà iniziali che ho dovuto affrontare, la gratitudine per essere qui è tanta, e tutto ciò che sto vivendo sta allargando il mio cuore più di quanto potessi immaginare.
I primi giorni non sono stati affatto facili, sono necessari una buona dose di tempo e pazienza per imparare a vivere tra ragni, pipistrelli e topi, temporali notturni e docce fredde, immersi in un mondo e in una cultura completamente differenti, in cui nessuno parla la tua lingua e in cui non capisci bene come muoverti o che cosa fare. Questo luogo ora sta diventando per me sempre più famigliare e ogni giorno che passa mi accorgo di sentirmi sempre più al posto giusto. La prima settimana ho potuto gustare appieno l’accoglienza e il calore dei bambini dell’asilo, che, nel mio smarrimento iniziale, mi hanno fatta sentire da subito a casa. Non ho parole per descrivere la capacità che hanno avuto di volermi bene fin dal primo istante, dal primo sguardo, senza bisogno di nessuna spiegazione. Ho potuto sperimentare la bellezza della Messa domenicale, in cui canti, danze e abiti colorati mi hanno testimoniato un Dio della gioia che danza e fa festa con il suo popolo.
La seconda settimana ho iniziato a dedicarmi alle ricerche per la tesi e a frequentare le lezioni del corso di cucito con le ragazze della “Saint Monica Girls’ Tailoring School”, e il tempo è volato. Tra un pausa e l’altra ovviamente non può mancare un giro in altalena o un tiro a pallone con i bambini. Sto affrontando tante mie paure… tranne quella dei tacchini e delle galline, da loro giro ancora molto alla larga.
Un affettuoso saluto da molto lontano… anche da parte degli amici tacchini!
A presto, Martina.
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