Suor Luigina ed il suo Giappone / 2
Ecco la seconda parte dell’incontro di “La Voce Misena” con Suor Luigina Buti, originaria di Ostra Vetere e missionaria in Giappone, incontro che rientra nel progetto curato dal Centro Missionario per mantenere regolari contatti con i missionari della nostra diocesi. Puoi leggere la prima parte qui.
Nell’estremo Oriente
I primi due anni li ho trascorsi a Tokyo, dove ho cominciato a studiare il giapponese in un istituto per missionari gestito dai frati francescani. Con me studiavano altre persone desiderose di far conoscere Gesù Cristo in questo arcipelago così particolare ed è stato un momento di vera comunione con chi condivide con me, alcuni anche oggi, questa stupenda sfida”.
La scuola, una vita
Si è subito buttata nella mischia, suor Luigina, cominciando ad insegnare inglese e religione in una scuola cattolica: “In Giappone l’ora di religione è una sorta di pre-evangelizzazione, un’occasione per approfondire la spiritualità. Ho insegnato per quarantadue anni, ho visto tanti studenti con la Bibbia in mano con i quali, nella semplicità del cuore, poter parlare di quel Gesù Cristo che per me è l’unico Salvatore di tutti gli uomini. Non si è trattato di convertire a tutti i costi o di mettersi contro altre religioni: piuttosto essere testimone e portatore dell’amore di Dio per ogni creatura”.
La scuola si è rivelato un ottimo ambiente umano e di incontri significativi, anche perché nelle parrocchie i cristiani sono pochissimi ed in generale non è facile instaurare relazioni. I contatti con gli alunni, le famiglie, gli insegnanti hanno rappresentato l’habitat naturale: “sono stata al centro della mia vocazione: far conoscere Gesù a chi non lo conosce, anzitutto con la vita”.
Ora vive un nuovo inizio, come lo chiama lei, ha concluso proprio in questo anno il suo insegnamento e porta nel suo cuore più di cinquemila studenti. “La scuola inizia la mattina e si conclude nel tardo pomeriggio, occupa la stragrande maggioranza del tempo dei ragazzi e dei giovani. C’è stato modo di confrontarsi, conoscersi, capirsi. Ho cercato di seminare il seme dell’amore di Dio anche se nessuno di questi studenti ha chiesto il battesimo; ho voluto semplicemente fare la mia umile parte, i frutti li lascio a Lui”.
Cristiani e società
Il Giappone in realtà non era nei suoi programmi. “Il mio cuore era aperto al mondo intero. Dopo aver preso i voti sono stata inviata a proseguire gli studi di studi di Scienze sacre al ‘Regina mundi’ a Roma. I miei superiori mi avevano detto che c’era tanto bisogno di andare in Giappone e ho accettato subito. Di lì a poco è diventata la mia seconda patria e se non mi verrà proposto altro, penso proprio che la mia vita terrena si concluderà in quella terra così particolare. Ora che sono libera dalla scuola sono stata trasferita in un altro luogo ed ancora non ho chiaro il mandato che mi sarà affidato. Avrò altre possibilità di amare e servire, mi darò ad altri ambiti più pastorali e di carità con le persone anziane, gli ammalati, i bambini, le esigenze della diocesi. Una nuova partenza per rimettere in moto la mia vocazione. Ciò che doniamo, rimane, anche se esternamente sembra non cambiare nulla”.
Non sappiamo tanto dei cristiani del Giappone e la Chiesa cattolica è una piccola realtà. “Ci sono sedici diocesi, ognuna con diverse parrocchie. Forse nelle grandi città sono più attive, ma io sono sempre vissuta in piccoli centri in campagna, c’è stato sempre il parroco, ma la vita pastorale è poco vivace. In questi posti rimangono gli anziani, anche perché la vita scolastica, dalle medie in poi, occupa i giovani quasi completamente. Nelle nostre scuole la stragrande maggioranza non è cristiana, nella mia scuola ad esempio erano 17 su oltre duecento iscritti. I bambini della materna, nelle nostre scuole, imparano a pregare, a respirare lo stile della fede cristiana e pur non essendo battezzati, in molti portano in loro stessi, come una perla preziosa, quell’educazione cristiana che hanno ricevuto e che per loro, anche in età adulta, continua ad essere un riferimento forte, un nutrimento vero, soprattutto in situazioni esistenziali particolari e delicate: di tutto questo posso testimoniare tanti incontri ed esperienze”.
Dopo la seconda Guerra mondiale il Giappone aveva tante vocazioni locali, ora, come ovunque, sono diminuite, tanto che oggi molti sacerdoti sono ‘importati’ dalla Corea e dal Vietnam. “Nel dopoguerra c’è stato il boom delle conversioni, anche perché per i nipponici aver perso il conflitto ha rappresentato un terribile shock, un trauma sociale e personale: nessuno avrebbe immaginato questa sconfitta, il loro imperatore era una divinità! Nel tempo anche questa figura è stata ridimensionata, la corsa allo sviluppo economico e tecnologico ha preso il sopravvento ed anche i giapponesi vivono la secolarizzazione tipica delle società occidentali, perdendo quasi completamente il riferimento al sacro, se non in certi momenti importanti della vita. La compresenza di diverse religioni è un dato di fatto, in alcune famiglie magari solo un membro è cattolico, coesistono tante spiritualità e questo avviene in modo molto libero e sereno”.
La seconda patria
Il pudore e la formalità sono la caratteristica della gente del Sol Levante: “Siamo stati accolti benissimo, mi hanno dato tanto in termini di serenità e sicurezza. La qualità dei servizi è ottima, mi sento a casa ma naturalmente ritorno in Italia sempre tanto volentieri, anche se sento forte la differenza sociale e culturale, sono mondi tanto diversi. In Italia ci sono tante forze spirituali che purtroppo vengono raccontate poco, qui sembra che le proprie opinioni siano più vere ed importanti di tutte le altre. La discrezione e la sobrietà giapponesi sono lontani anni luce dalla passionalità italiana”.
Quando torna dai suoi cari è felicissima di fare tappa a Roma, in particolare nella basilica di San Pietro. Tanto più che oggi c’è un papa che tra i suoi sogni giovanili aveva proprio il desiderio di parlare di Dio in quell’estremo Oriente dove lei vive e si augura che Bergoglio possa avverare questo suo desiderio, sarebbe un grande dono. Al termine di questa chiacchierata ha voglia di regalarci uno stupendo canto di preghiera, su cui danzano sconosciute parole di fede ed affidamento, ci proietta in un attimo in melodie che profumano di oriente. “Dobbiamo riprendere il vangelo in mano e leggerlo con il cuore, non con la mente (questo lo lasciamo agli studiosi), perché se anche non lo comprendiamo tutto, è capace di regalarci qualcosa di grande, una libertà che non ha eguali. Lo spero tanto per i giovani, perché possano lasciarsi affascinare da questo meraviglioso messaggio”.
E’ felice di ripartire, ha il cuore giovane; ogni volta una ripartenza con l’entusiasmo della prima volta. con l’invincibile voglia di pensare al mondo intero come una grande famiglia in cui c’è posto per tutti. Arigatò, suor Luigina, suora umile e tenace, come la gente d’Oriente.
Laura Mandolini.
Da “La Voce Misena” del 13 Settembre 2018.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!